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I Fantasmi Digitali: Sfide e Prospettive

Immagine molto buia, quasi nera, da cui spiccano al centro due riproduzioni di fantasmi ottenute con lenzuola bianche, le due figure sono in trasparenza e si sovrappongono per metà.

Il rapporto “Generative Ghosts: Anticipating Benefits and Risks of AI Afterlives” esplora il dilemma etico e progettuale dei “fantasmi generativi”, avatar AI di persone decedute. 

Re;memory ad esempio, è un “servizio umano AI premium” che consente a chi è rimasto di ricordare “i propri cari per sempre”. Per soli 10-20.000 euro, gli acquirenti ottengono una sessione di sette ore di riprese e interviste per creare una versione sintetica di una persona basata sulla sua voce e sulle sue immagini reali. Per un altro migliaio di euro, i cari possono ottenere una “riunione” di 30 minuti per interagire con il gemello digitale della persona deceduta in uno “showroom commemorativo” dotato di uno schermo da 400 pollici e di un sistema audio di alta qualità.

Re;memory è solo uno dei tanti servizi che offre la possibilità di creare un fantasma digitale. Questi simulacri possono evolvere nel tempo e assumere compiti complessi. 

Con il progredire delle tecnologie AI, aumenteranno anche i modi in cui i fantasmi generativi possono essere creati e utilizzati. La pianificazione della fine della vita per un “aldilà digitale” potrebbe presto includere regolarmente la creazione proattiva di fantasmi generativi. Inoltre, gli agenti AI di assistenza creati dai vivi per imitare la loro personalità ed eseguire azioni per loro conto, definiti “cloni generativi”, potrebbero passare allo stato di fantasmi alla morte del loro umano.

Il rapporto sottolinea che l’adozione diffusa dipende dalle tendenze tecnologiche e dalla percezione pubblica. 

Queste tecnologie sollevano interrogativi profondi, ma la loro riuscita dipenderà dalla progettazione e dalla gestione futura.

Leggi l’articolo completo: Will Generative Ghosts Help or Haunt? Contemplating Ethical and Design Questions Raised by Advanced AI Agents su Techpolicy.press.

Foto di Syarafina Yusof su Unsplash.

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