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Oggi diamo per scontato che sia ammissibile che le tecnologie possano influenzare il nostro comportamento: dalla personalizzazione della pubblicità, ai sistemi di raccomandazione, la selezione di quali contenuti vedere, fino all’intrusione nel nostro cervello con dei chip.

Ma non è sempre stato così, come ci ricorda Shoshana Zuboff nel suo libro “The Age of Surveillance Capitalism” e la percezione dei rischi che queste tecnologie possono portare è stata analizzata e rappresentata approfonditamente da uno dei massimi organi della democrazia statunitense già nel 1971, quando queste tecnologie non si potevano neanche immaginare.

La Sottocommissione del Senato USA per i diritti costituzionali, guidata dal senatore della Carolina del Nord Sam Ervin (costituzionalista che difenderà la democrazia statunitense come presidente della Commissione Watergate), con colleghi di tutto lo spettro politico intrapresero un’indagine pluriennale su “una varietà di programmi progettati per prevedere, controllare e modificare il comportamento umano”.

All’epoca l’allarme sulle modifiche comportamentali derivava da preoccupazioni riguardo a possibile tecniche psicologiche per influenzare il comportamento, alla possibilità che prigionieri di guerra fossero soggetti a “lavaggio del cervello” dai paesi comunisti. Ma si stavano sviluppando anche usi non militari del condizionamento soprattutto in situazioni di controllo dei soggetti, come in prigioni e ospedali psichiatrici.

Nel 1971 appare anche il libro di B. F. Skinner “Beyond freedom & dignity” dove si auspica un futuro basato sul controllo comportamentale, rifiutando l’idea stessa di
libertà (così come il modello di una società liberale) applicando la “tecnologia del comportamento” all’intera società.

E’ utile leggere il testo prodotto da Ervin per la Sottocommissione:

“When the founding fathers established our constitutional system of government, they based it on their fundamental belief in the sanctity of the individual. … They understood that self-determination is the source of individuality, and individuality is the mainstay of freedom.… Recently, however, technology has begun to develop new methods of behavior control capable of altering not just an individual’s actions but his very personality and manner of thinking… the behavioral technology being developed in the United States today touches upon the most basic sources of individuality and the very core of personal freedom… the most serious threat… is the power this technology gives one man to impose his views and values on another.… Concepts of freedom, privacy and selfdetermination inherently conflict with programs designed to control not just physical freedom, but the source of free thought as well. … The question becomes even more acute when these programs are conducted, as they are today, in the absence of strict controls.
As disturbing as behavior modification may be on a theoretical level, the unchecked growth of the practical technology of behavior control is cause for even greater concern.”

Ervin si sorprende che le istituzioni stesse abbiano avviato programmi di modifica comportamentale con troppa leggerezza: “with the rapid proliferation of behavior modification techniques, it is all the more disturbing that few real efforts have been made to consider the basic issues of individual freedom involved and… fundamental conflicts between individual rights and behavior technology.”

Il Primo Emendamento deve proteggere il diritto dell’individuo a generare idee e il diritto alla privacy dovrebbe proteggere i cittadini da intrusioni nei loro pensieri, comportamento, personalità e identità per timore che questi concetti “diventino privi di significato” dice Ervin.

Particolare preoccupazione viene espressa verso la “electrophysiology,” cioè “the use of mechanical devices to control various aspects of human behavior”, dispositivi da indossare “constantly to monitor and control his behavior through a computer” e “prevent a suspected behavior from occurring.”

A seguito dei lavori del Sottocomitato si sono negli anni ’70 attivati gruppi per difendere i diritti dei detenuti e dei pazienti, gli psicologi iniziarono a discutere di etica della loro professione, procedure di accreditamento, programmi di formazione. Nel 1974 La legge nazionale sulla ricerca creò comitati istituzionali di revisione e avviò la Common rule per il trattamento etico dei soggetti umani e il Congresso istituì la commissione nazionale per la protezione dei soggetti umani della ricerca biomedica e comportamentale.

Oggi invece le possibilità di modifiche comportamentali sono molto più concrete e i dispositivi di controllo non debbono essere più indossati ma possono essere impiantati nel cervello. In particolare l’efficacia della persuasività della pubblicità personalizzata è testimoniata dal fatto che Google può fare pagare gli advertiser uno spazio pubblicitario online Adsense molto di più di uno spazio non personalizzato, e fare pagare l’advertiser solo al momento in cui l’utente clicca effettivamente sulla pubblicità e non solo quando lo visualizza.

Ma incredibilmente non ci poniamo più le stesse domande del Sottocomitato presieduto da Ervin.

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