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Techgnosis. Mito, Magia e Misticismo nell’era dell’Informazione

La copertina del libro. Un effetto ottico con cerchi bianchi e neri concentrici, il titolo in grande e in verticale al centro della copertina, Techgnosis

Le aspirazioni semidivine del transumanesimo; l’attesa messianica nei confronti della «singolarità tecnologica»; il culto millenarista di un’intelligenza artificiale in grado di redimere il genere umano dai suoi limiti e le sue imperfezioni. Dagli albori nella Silicon Valley di fine Novecento ai deliri di onnipotenza dei giorni nostri, la tecnocultura sembra ruotare attorno a una convinzione al contempo infantile e terrificante: quella che vede nella Macchina il mezzo attraverso il quale il genere umano trascenderà finalmente sé stesso, elevandosi al rango di essere superiore.

Di questo parla Techgnosis. Mito, Magia e Misticismo nell’era dell’Informazione, il classico che Erik Davis scrisse nel pieno della rivoluzione dot.com, e che da allora è diventato un vero e proprio testo sacro della letteratura futuribile. Dai tempi di AltaVista e Yahoo agli attuali proclami dei vari Elon Musk e Peter Thiel, nulla sembra essere cambiato: il gergo tecnocratico dei geek si condisce di pensiero magico e sfumature occulte che trasformano il codice informatico in una lingua esoterica per iniziati, e solo «chi sa» può legittimamente sperare di sopravvivere in un futuro dominato dallo sguardo onnisciente dell’Automa Cosmico. In un periodo storico in cui a destare scalpore sono i sogni di immortalità dei «titani hi-tech» e dilagano filosofie come il lungotermismo e l’estropianesimo, Techgnosis torna in italiano con una nuova traduzione, per guidarci ancora una volta tra i sogni utopici e le visioni apocalittiche dell’era digitale.

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