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AI: chi ha i soldi fa le regole, condiziona l’innovazione e attenta alla democrazia

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Nell’articolo “Make no mistake—AI is owned by Big Tech”, pubblicato su Mit Technology Rewiev del 5 dicembre 2023, gli autori, Amba Kak, Sarah Myers West e Meredith Whittaker, evidenziano il dominio delle grandi aziende tecnologiche come Microsoft, Amazon e Google nel settore dell’intelligenza artificiale (AI). Queste aziende hanno consolidato un’ampia influenza nel plasmare le direzioni e le politiche riguardanti l’AI, controllando sia l’infrastruttura informatica necessaria per addestrare i sistemi AI, sia il mercato in cui distribuire e vendere i prodotti derivati dall’AI.

Startup e laboratori di ricerca nel campo dell’IA dipendono ampiamente dalle infrastrutture informatiche fornite da Microsoft, Amazon e Google per addestrare i loro sistemi e per lanciare i propri prodotti sul mercato. Questo mercato è notevolmente influenzato dall’accumulo massivo di dati personali degli utenti, sfruttato dalle grandi aziende che detengono un monopolio in questo ambito.

Secondo gli autori, il recente conflitto riguardante OpenAI ha chiarito il potere delle grandi aziende come Microsoft nel plasmare il percorso dell’AI. L’episodio di OpenAI evidenzia come il controllo delle infrastrutture informatiche, dei dati e del vasto mercato sia la principale leva delle grandi società tecnologiche nel panorama dell’AI.

Gli autori mettono in guardia sul pericolo che questa concentrazione di potere rappresenta per la democrazia e la cultura. Affermano che aziende come Microsoft, Amazon e Google, che controllano l’infrastruttura e il mercato dell’AI, hanno un’influenza determinante sulle politiche e sul futuro di questa tecnologia. Sottolineano che “Quelli con i soldi fanno le regole”.

Le grandi aziende tech controllano la direzione dell’AI influenzando i modelli di business, le politiche e i valori culturali che ne guidano lo sviluppo. Questo potrebbe compromettere la libertà di espressione, il pluralismo culturale e l’equità nel processo decisionale, mettendo a rischio i principi fondamentali della democrazia e della cultura inclusiva.

Affrontare questo problema richiede regolamentazioni che garantiscano maggiore trasparenza, responsabilità e diversità nel settore. L’introduzione di tali regolamentazioni potrebbe costituire un passo significativo nel bilanciare il potere delle grandi aziende e preservare i valori democratici e culturali nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale.

L’articolo ci spinge a esaminare attentamente le relazioni tra proprietà, potere e libertà, mettendo in discussione se la concentrazione di potere nelle mani di pochi sia realmente compatibile con i valori democratici. Rimane valido il richiamo di Stuart Mill: “Se la società non promuove la crescita individuale e la diversità di opinioni, non sarà libera”.

Pertanto, è necessario, anche nell’ambito dell’AI, evitare i monopoli che frenano l’innovazione e limitano la diversità di approcci, compromettendo la capacità di far emergere nuove prospettive e il libero scambio di idee nel contesto democratico.

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