Nell’ambito dell’etica dell’intelligenza artificiale sorge un interrogativo cruciale: è davvero necessaria un’etica specifica per l’IA? Alcuni sostengono che trasferire questo compito alle macchine rischi di alienare un tema fondamentalmente umano. Questo atteggiamento potrebbe portare a un processo di deresponsabilizzazione, dove le decisioni sono affidate agli algoritmi, rendendo gli esseri umani oggetti passivi anziché soggetti attivi.
Con il focus sull'”etica degli algoritmi”, si rischia di dimenticare che sono gli umani ad essere responsabili dell’etica delle azioni compiute dagli algoritmi stessi.
La complessità della realtà implica che ciò che è considerato etico oggi potrebbe non esserlo domani e le differenze culturali aggiungono ulteriori sfide.
Tuttavia, anziché progettare IA intrinsecamente etiche, l’accento potrebbe essere posto su IA trasparenti e sostenibili. Queste IA dovrebbero consentire l’accesso ai parametri decisionali garantendo la possibilità di controllo.
Il Manifesto per la Sostenibilità dell’IA identifica fattori come trasparenza, privacy, sicurezza e revoca come cruciali. L’obiettivo non è cercare equilibri globali su ciò che è giusto o sbagliato, ma applicare criteri di sostenibilità economica e sociale all’IA.
Considerando le differenze culturali e sociali, l’IA dovrebbe adattarsi ai vari contesti senza imposizioni esterne, garantendo al contempo l’adozione di princìpi tecnici comuni. In questo modo, anziché affidarsi a intelligenze artificiali che prendono decisioni al posto degli esseri umani, le persone otterranno strumenti che li aiutino a comprendere e gestire le complessità etiche del mondo contemporaneo.
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