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Intelligenza artificiale e lavoro umano

L’articolo “Rebilanciamento AI” di Daron Acemoğlu e Simon Johnson, pubblicato nel Dicembre 2023 sul sito dell’International Monetary Fund, discute il ruolo dell’intelligenza artificiale (AI) nell’economia e il suo impatto sul lavoro. Gli autori sottolineano la necessità che l’AI supporti il lavoro umano, anziché sostituirlo, per garantire una prosperità condivisa. Esaminano le aspettative ottimistiche sulla crescita produttiva dell’AI e la realtà storica, che spesso mostra un diverso esito.

Situazione attuale

L’automazione guidata dall’AI sta avanzando rapidamente, spesso focalizzandosi sulla sostituzione dei lavoratori piuttosto che sul loro potenziamento. Questo ha portato a una crescita della produttività, ma non sempre ha comportato un aumento della domanda di lavoratori. In molti casi, l’automazione ha effettivamente ridotto la “produttività marginale dei lavoratori”, provocando disoccupazione e disuguaglianza economica. In altre parole, mentre le macchine e i software hanno aumentato l’output totale, hanno reso il contributo di ogni lavoratore umano meno significativo, rendendo meno necessario assumere ulteriore personale e, in alcuni casi, sostituendo completamente i lavori esistenti.

Proposta

Nel loro approccio allo sviluppo dell’AI, Daron Acemoğlu e Simon Johnson sostengono che l’AI dovrebbe essere impiegata per arricchire e ampliare le capacità umane, non per sostituirle. Un esempio storico menzionato è la rivoluzione nell’industria automobilistica iniziata da Henry Ford all’inizio del 20° secolo, dove l’introduzione di metodi di produzione di massa e catene di montaggio ha portato a nuovi ruoli di progettazione, tecnici e operativi, incrementando la domanda di lavoratori nel settore. Parallelo a ciò, gli autori citano esempi contemporanei, come lo sviluppo di strumenti software avanzati che assistono i meccanici, migliorando la precisione e l’efficacia del loro lavoro, a differenza dell’uso di robot industriali che mirano a sostituire i lavoratori. Attraverso questi esempi, sia del passato che del presente, l’articolo evidenzia come l’innovazione in compiti nuovi e complementari possa non solo sostenere l’occupazione, ma anche aprire nuove opportunità lavorative, dimostrando il potenziale dell’AI come forza positiva che lavora in sinergia con le competenze umane.

Linee guida

Per indirizzare lo sviluppo dell’AI verso un futuro in cui essa agisca a supporto e non in sostituzione dell’uomo, Acemoğlu e Johnson delineano cinque linee guida. Queste linee guida mirano a ristrutturare il contesto economico, sociale e politico in cui l’AI viene sviluppata e impiegata, garantendo che le sue applicazioni siano orientate al beneficio condiviso e alla valorizzazione delle competenze umane:

  1. Riforma dei modelli di business: Rivedere i modelli di business per garantire che l’AI sia utilizzata in modo che benefici tutti gli umani. Ciò include il consolidamento di diritti di proprietà sui dati dei consumatori e la tassazione delle pubblicità digitali.
  2. Sistema fiscale: Modificare il regime fiscale per incentivare le aziende ad assumere lavoratori invece di investire in automazione. Ciò implica una struttura fiscale che eguagli i tassi marginali di imposta per l’assunzione di lavoratori e per gli investimenti in attrezzature e software.
  3. Voce ai lavoratori: Assicurare che i lavoratori abbiano un ruolo attivo nello sviluppo dell’AI. Ciò include restrizioni sull’impiego di AI non testate in ambiti ad alto rischio per i lavoratori.
  4. Finanziamento per ricerca di tecnologie a supporto dell’uomo: È essenziale finanziare la ricerca e lo sviluppo di tecnologie AI che siano in armonia con le abilità umane, puntando a un maggiore investimento in soluzioni che integrino efficacemente gli strumenti AI con le competenze umane. Questo implica un impegno a sviluppare sistemi AI che non solo automatizzino processi, ma che potenzino e arricchiscano il lavoro umano.
  5. Competenza in AI all’interno del governo: Sviluppare competenze specifiche sull’AI all’interno delle strutture governative per supportare decisioni efficaci e tempestive relative a investimenti, regolamentazioni e supervisione.

In conclusione, l’articolo di Acemoğlu e Johnson fornisce un’analisi approfondita e proposte concrete per orientare lo sviluppo dell’AI in una direzione che favorisca l’interazione e il potenziamento delle capacità umane, piuttosto che la loro sostituzione, puntando a una prosperità più equamente distribuita.

A commento dell’articolo si può notare che l’enfasi principale è sulle potenziali conseguenze negative dell’automazione, tuttavia, occorre rilevare che l’automazione è spesso citata come un beneficio significativo perché elimina lavori pericolosi e ripetitivi. L’automazione può infatti ridurre il rischio di infortuni sul lavoro, in particolare in settori come la manifattura, la costruzione e il trasporto, dove i lavoratori potrebbero essere esposti a condizioni pericolose. In questi contesti, l’automazione non solo aumenta l’efficienza e la produttività, ma contribuisce anche alla sicurezza e al benessere dei lavoratori.

Per evitare l’approccio fatalista di “lasciare che l’AI accada” e gestire proattivamente i cambiamenti per il bene comune, è fondamentale considerare l’enorme potenziale dell’AI, che supera di gran lunga le tecnologie passate come la catena di montaggio. L’impatto ottimale dell’AI dipenderà significativamente da come verrà integrata nelle strutture sociali ed economiche.

Servono politiche informate per garantire che l’AI sia sviluppata a benefico dell’umanità nel suo complesso evitando di creare strutture “tecno-feudali” (Varoufakis) dove il potere è concentrato nelle mani di pochi giganti tecnologici che non si preoccupano di valorizzare il lavoro umano e il benessere equo.

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