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IntelligenzE molto naturali

Come ci ricordano Daron Acemoglu, Kate Crawford et al. cercare di imitare e superare l’intelligenza umana è sono una delle scelte possibili. Tale scelta è condizionata da visioni ideologiche dei magnati di Silicon Valley 

e sta condizionando anche la ricerca pubblica.

Si potrebbe puntare a creare intelligenze artificiali che massimizzano la cooperazione fra umani e macchine, oppure a emulare l’intelligenza collettiva della società.

Inoltre, come non esiste un solo tipo di “intelligenza umana”, forse stiamo sottovalutando altre forme di intelligenza. Stefano Mancuso, botanico Direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale presso l’Università di Firenze, ci ricorda che, se anche le piante non hanno un cervello, nonostante questo sono in grado di risolvere problemi di comunicare di avere una vita sociale così come facciamo tutti noi. Se l’Intelligenza Artificiale vuole emulare quella umana, finisce per limitarsi a una definizione di intelligenza che sia sufficiente e necessaria per descrivere le nostre capacità umane per risolvere solo i problemi con cui siamo alle prese. Se definiamo l’intelligenza come la capacità di risolvere problemi allora dobbiamo andare a considerare diversi tipi di insiemi di problematiche che riguardano gli esseri viventi. 

Il 99.7% delle forme di vita non ha cervello e l’86% da piante e quindi immobili, e molte di queste sono al mondo da prima di noi: hanno risolto problemi per milioni di anni. Difficile limitarsi ad una posizione antropocentrica sull’intelligenza.

Anche le piante hanno la loro fetta di problemi, e non possono neanche evitarli girando i tacchi per andarsene. E quindi come li risolvono?

Addirittura l’organizzazione verticistica della società umane riflette una delle necessità insite nel nostro modo di risolvere i problemi: decidere di spostarsi nel minor tempo possibile. Ma un’organizzazione centralizzata e verticistica come la nostra è inerentemente debole e fragile.

Le piante, immobili e con una diversa cognizione del tempo, si sono evolute secondo un tipo di organizzazione che è l’opposto di quella animale cioè le piante hanno diffuso su tutto il corpo quelle funzioni tutte quelle funzioni che gli animali hanno invece concentrato negli organi:  una pianta vede tutto il corpo, ecc. Questo le rende più sensibili, ma la mancanza di cervello non impedisce l’apprendimento. Come ricorda Mancuso, una mimosa pudica chiude i petali in una situazione di potenziale pericolo, ma se poi nulla di male accade, impara che non è necessario farlo, e se lo ricorda a distanza di tempo.

Come un topo cerca il formaggio in un labirinto e impare la strada, così (con i suoi tempi), una radice cerca un nutriente in un labirinto e impara.

Complessa è analogamente l’interazione sociale delle piante, con migliaia di molecole utilizzate per comunicare fra loro, scambiandosi informazioni sull’ambiente che le circonda, avvertendo le piante vicine di un pericolo che sta accadendo: le piante anche distanti chilometri iniziano a prepararsi per tempo all’aggressione.

L’intelligenza delle piante può essere un nuovo modello per l’Intelligenza Artificiale?

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