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Telepatia di Neuralink: l’interfaccia wireless cervello-computer

Nel suo articolo per BBC News, Patrick Jackson descrive i risultati raggiunti da Elon Musk e la sua azienda Neuralink impiantando con successo un chip cerebrale senza fili in un essere umano.

L’esperimento ha visto l’utilizzo di un robot per posizionare chirurgicamente 64 fili estremamente sottili, più fini di un capello umano, in una parte specifica del cervello che gestisce l’“intenzione di movimento”. Questi fili, fondamentali per il funzionamento del dispositivo, sono progettati per ridurre al minimo il danno al tessuto cerebrale e per consentire un posizionamento preciso. Il chip impiantato, alimentato da una batteria ricaricabile senza fili, registra e trasmette i segnali cerebrali. Questi segnali vengono poi interpretati da un’app, che decodifica come la persona intende muoversi. I risultati iniziali hanno mostrato promettenti attivazioni neuronali, con il paziente che sta recuperando dall’intervento.

La Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha autorizzato Neuralink a testare il chip su esseri umani a maggio, dopo iniziali difficoltà ad accordare l’approvazione. Elon Musk ha condiviso il suo entusiasmo per questo sviluppo, annunciando che il primo prodotto Neuralink si chiamerà “Telepatia“. Musk ha sottolineato che questo dispositivo sarà particolarmente utile per individui affetti da paralisi o altre condizioni che limitano la mobilità fisica, fornendo loro un nuovo modo di comunicare e interagire con il mondo esterno.

L’articolo mette in luce anche il lavoro di altre aziende in questo settore innovativo. Blackrock Neurotech, ad esempio, ha impiantato interfacce cervello-computer fin dal 2004. Precision Neuroscience, fondata da un ex collaboratore di Neuralink, sta sviluppando un impianto simile a un nastro sottile che si posiziona sulla superficie del cervello, attraverso una procedura definita più semplice rispetto a quella di Neuralink.

In conclusione, l’articolo di Jackson descrive le tecnologie di interfaccia cervello-computer, evidenziando i possibili usi terapeutici, senza però evidenziare i rischi da controllare. C’è il rischio che gli individui diventino delle “scatole aperte” o delle “marionette” eterodirette, cioè che sia messa in discussione la privacy e l’autonomia decisionale, per questo è necessario normare il settore.

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